Essere green, eco e sostenibili.
Stare woke: consapevolə, attentə e attivə.
Far fronte ai paradossi. Consumare qui per risparmiare di là; escludere per includere; fare hushing per non essere accusati di washing.

Queste sono le sfide che imprenditori e imprenditrici devono affrontare oggi: complesse, ineludibili, necessarie.

Luigi Lazzareschi, CEO di Sofidel, ha riassunto in un post di Linkedin il dilemma tra etica, economia e politica. Un dilemma che travalica i secoli, dal Platone de La Repubblica ai saggi di sociologia della nostra epoca, costellati da modelli di business utopici, incerti, supposti.

Lazzareschi individua nella triade giusto-utile-necessario il trinomio di un equilibrio che è così complesso da non poter essere descritto con aggettivi semplici: non è precario, non è sottile, nemmeno delicato.
È un rapporto che è persino arduo da misurare, e soppesato senza tregua.
Un bilanciamento minato e messo in discussione ogni giorno, da persone sempre più consapevoli, da consumatori sempre più pretenziosi e pronti a scrutinare, da vicende umane che richiedono sempre di più la presa di una posizione.

Tre punti in perpetua tensione che non potranno mai generare una figura reale. Un equilibrio che non c’è e non ci può essere, e allora nemmeno si può chiamare così.

Lo chiameremo disarmonia.

Che forse non si può risolvere ma intanto si può narrare.
Narrarne le grandi imperfezioni, le irregolarità di cui si compone, gli aspetti che non potranno mai convivere. Questioni di cui chi è protagonista dovrebbe interrogarsi prima di chiunque. Proprio come fa Lazzareschi: aprendo un dibattito pubblico, scoprendosi, raccontando i conflitti, il dramma, la disarmonia. Raccontando un dilemma che è suo, di chi lavora per lui, della società.

La disarmonia che se chiamata in causa dalle persone interessate diventa più manifesta. La cui risoluzione diventa più necessaria. Perché i significati, pronunciati da un soggetto piuttosto che un altro, prendono sfumature diverse. Risonanze diverse.

Emettete fragore. Cantate alla disarmonia. Raccontate quanto è inevitabile. Quanto le scelte di voi che siete a capo non riusciranno mai a risolvere, a conciliare, a sciogliere i conflitti.

Nelle vostre parole, nelle parole di Lazzareschi, la disarmonia prende un significato diverso: quello di una dilemma lontano dall’essere risolto ma tutto umano, e che, forse, chi lo evoca vorrebbe proprio risolvere.

Aprire un dibattito è il primo passo verso quella direzione.
Perché parlare della disarmonia si traduce nell’opportunità di creare nuove forme di dialogo e consapevolezza. Renderla manifesta ci dà la possibilità di navigarla e cominciare a domarla, riducendo le dissonanze, mitigando le tensioni. Attraverso le parole, il linguaggio, la comunicazione. Attraverso la capacità di sentire, riconoscere e valutare le sfumature di un dilemma che non può essere risolto con una singola nota, ma con una sinfonia di voci e prospettive.

Scegliere la narrazione più adatta significa adottare una visione a lungo termine, una strategia che si sforza di offrire, attraverso la scrittura, momenti di riflessione e spazi per dialogare. Un approccio che migliora la comunicazione, l’immagine aziendale, e la trasforma in un mezzo per trovare, se non un equilibrio, almeno un baricentro temporaneo che permetta di rimanere con un atteggiamento vigile di fronte alle sfide etiche ed economiche del nostro tempo.

Scrivere di questi temi non è solo un esercizio di comunicazione ma un atto di attenzione verso un mondo che, pur nella sua complessità, può trovare nella parola un barlume di ordine e direzione.

Noi, che facciamo comunicazione, vi ascoltiamo e vi aiutiamo a migliorare. A parlare meglio, a parlare più giusto; oggi a parlare di più.