«Paperino è un papero, Topolino è un topo, Pluto è un cane, ma cos’è Pippo?»

Quattro ragazzini intorno a un fuoco, al limitare dell’adolescenza, in una ricerca di se stessi che prende la forma di un cadavere, di un rito di passaggio.

Gli interrogativi dei protagonisti di Stand by Me (1986), film generazionale di Rob Reiner, si ripropongono nei falò del presente, i falò digitali, nelle community, nei forum come Quora. 2011, 2017, 2021, nel tempo gli utenti continuano a chiedersi: che animale è Pippo?

Sì, perché oltre alla sequenza logica evocata a ragione dal dodicenne Gordie Lachance, c’è un fattore ancora più disturbante: l’esistenza di Pluto.

Un cane domestico che viene portato a spasso – al guinzaglio – dagli altri animali.

L’identità di Pippo

Pippo debutta con la sua inconfondibile risata il 25 maggio 1932 ma ci vogliono altri sei anni prima che prenda l’aspetto che conosciamo, nel corto Pippo e il grillo pescatore.

Se le sue fattezze ricordano a prima vista quelle di un cane, l’attrazione per la mucca Clarabella ha insinuato un dubbio nel pubblico, già campanello di allarme di una visione stereotipata delle relazioni. Nel 2020, il doppiatore ufficiale Bill Farmer, fa chiarezza:

Pippo non è un cane né una mucca, ma è certo che appartiene alla famiglia dei canidi, come un lupo.

Sicuramente è uno degli animali antropomorfi dell’universo di Topolino: quegli animali che stanno in piedi, su due zampe, parlano, si vestono, si atteggiano come umani. Pluto, invece, è solo un cane. Che sta a quattro zampe, abbaia, ha un padrone che lo trascina a passeggio. L’identità di Pippo non toglie l’alone inquietante dietro a quest’immagine: un canide senziente che mette al guinzaglio un altro canide.

Diseguaglianze sociali

Dunque Pippo è una specie di cane che porta a spasso un altro cane, Minni è terrorizzata da un topolino in cucina, e, in una banale scena domestica quanto disturbante, Paperino serve la cena ai nipoti: un pollo arrosto.

Animali che fanno cose che altri animali non fanno, animali che hanno diritti che altri animali non hanno. A Topolinia c’è chi può guidare, votare, cucinare; e chi invece è guidato – al guinzaglio -, non può esprimersi, e viene cucinato e mangiato. Così visto, l’antropomorfismo della Disney sembra più il ritratto di una società dove regnano le diseguaglianze sociali.

«Pippo è un cane, non può essere altro che un cane.»

Concludono i protagonisti di Stand by Me, con una consapevolezza amara, com’è l’entrata nella vita adulta, com’è la fine di un’amicizia, com’è ingiusta la morte di un ragazzo giovane appena laureato, che ha lottato per studiare, per cambiare, per scappare dalla condizione in cui è nato.

Topolino per tutt

Da gennaio 2024 sono scaduti i diritti delle primissime versioni in bianco e nero di Topolino, quelle del cortometraggio Steamboat Willie del 1928. Queste immagini sono ora di dominio pubblico, ciò significa che possono essere utilizzate, rielaborate e modificate senza alcun rischio legale né royalties da pagare.

Una prima opera è il film horror Mickey’s Mouse Trap, uno slasher movie dove la protagonista è inseguita, in un parco divertimenti, da un killer mascherato dal primo Mickey Mouse.

Ma la vicenda più interessante è la denuncia di Voicot, un collettivo artistico contro lo sfruttamento degli animali, che ha accusato Topolino di maltrattamenti su altri esseri viventi.

Topolino dietro le sbarre

Il collettivo ha pubblicato dei reel con spezzoni di Steambot Willie, che mettono in luce diversi abusi perpetrati sugli altri animali da Topolino e consorte. Animali in gabbia, spintonati, a cui vengono tirati il collo o la coda. Per Voicot, il cortometraggio ha un finale diverso, scontato: Topolino dovrebbe finire in prigione. Un finale alternativo accompagnato dal messaggio:

“La possibilità di pensare che le cose potrebbero andare diversamente”.

L’invito del collettivo è, prima di tutto, quello di riflettere su una cultura che ha il potere di educarci e di forgiare le menti.
Oggi c’è più informazione, più consapevolezza e su questa consapevolezza possiamo costruire il nuovo: più giusto, più inclusivo, più accogliente.

Passeggia come un cane

In questo articolo del Tascabile, recensendo il libro Un mondo immenso di Ed Yong, Marco Inguscio ci parla delle differenze tra le nostre passeggiate e quelle di un cane.

“Nel mondo dei cani non si attraversano i luoghi, si esplorano, il loro andamento è erratico, non è l’esercizio di una traiettoria.”

Quanto noiose devono apparire le nostre passeggiate a un cane, ci invita a pensare.
Eppure siamo spesso noi a sospirare mentre aspettiamo, il momento del fiuto, la sosta per marcare il territorio, una deviazione, un’accelerazione improvvisa che ci sospinge in avanti, di colpo – noi – al guinzaglio.
Non ci abbiamo riflettuto abbastanza, quando abbiamo messo il collare a Pluto, quando abbiamo dettato i sistemi che regolano ancora la società.

Però adesso i diritti sono scaduti. E non è troppo tardi per mettersi in discussione.
Per capire che lo sguardo per noi è predominante, ma c’è chi si muove seguendo piste di odori. Che le strade dovrebbero essere per tutti i sensi.
Il tempo è finito e possiamo riscrivere le regole.