Linguaggio inclusivo, diversità, marketing. Come mettiamo insieme queste cose?
Si fa presto a dire Lovebrands. Chi può davvero dire di sentirsi legato, di riconoscersi e di condividere la stessa visione della vita della propria marca di caffè preferito?
Il silenzio è, di solito, la più frequente delle risposte in tal senso e non ci stupisce immaginare il perché.
Il marketing e la comunicazione sono, con buona pace degli addetti ai lavori, stati spesso percepiti come lontani dalle persone. Le stesse persone a cui si cerca di arrivare con spargimento di costi, lacrime di creativi e riunioni infinite.
In questo contesto, il linguaggio inclusivo emerge come una potente leva per umanizzare il brand, creando connessioni più profonde e significative.
Il linguaggio inclusivo come esigenza di comunicazione
Lo spostamento progressivo da un’ottica prodotto o serviziocentrica in favore di una focalizzazione crescente sul consumatore non è ancora abbastanza. Secondo il Diversity Brand Index (2021) l’uso del linguaggio inclusivo può essere la soluzione che consente ai brand di entrare in relazione con il pubblico sotto il profilo empatico, accogliendone le istanze di unicità e aumentandone l’affidabilità percepita.
Non si tratta solo di bandire il maschile sovraesteso, ma proprio di un nuovo modo di pensare e strutturare la comunicazione perché le parole riflettono pensieri e valori, ossia l’anima del brand.
Diversità, Inclusione e Rappresentazione della realtà
La diversità è una realtà intrinseca alla società contemporanea, e il linguaggio inclusivo diventa uno strumento fondamentale per rispecchiare questa varietà di esperienze e identità. Questo è il concetto che traspare dal TED Talk di Foggia 2019 nello speech tenuto da Francesca Vecchioni, presidente di Diversity. Un assunto suffragato anche dai dati del Diversity Brand Index 2022. Secondo la ricerca, infatti, i brand percepiti come inclusivi registrano un Net Promoter Score in crescita, ciò significa dunque che scegliere il linguaggio inclusivo porta benefici sia in termini di posizionamento che di profitto.
In-scrivo e l’umanizzazione del brand
L’anima di In-scrivo racchiude in sé la pura essenza dell’inclusione che va oltre i confini stabiliti dalle tassonomie scritte finora dal pregiudizio e da una comunicazione che, nonostante si sforzi, riesce spesso solo ad essere verticale.
Le parole plasmano la realtà e danno voce a una cultura del marketing che ha bisogno di vedere riconosciute tutte le istanze del pubblico, abbracciandone le esigenze e mostrando una vera e propria connessione emotiva con le persone.
Con In-scrivo, il brand acquisisce una dimensione umana, andando oltre la mera transazione commerciale. Perché molte scelte, anche quelle d’acquisto, toccano sempre prima il sentire.
Foto di Jon Tyson su Unsplash